Alcuni mesi fa, ho avuto una forte crisi nella mia relazione BDSM: uno scossone che ha rimesso in questione molte cose e smosso le fondamenta della mia schiavitù.
Avrebbe potuto essere (e così sembrava all’inizio) una catastrofe; invece, si è rivelato un momento di profonda rinascita vitale.
Il Padrone cui appartengo lo ha definito un “sisma 8.5 Richter”: un terremoto davvero devastante. Sarebbe potuta essere la fine di tutto... e, inceve, inaspettatamente, qualcosa si è smosso e dalle macerie della precedente relazione è emerso qualcosa di davvero unico e meraviglioso.
Sono crollate, in frantumi, le maschere che prima indossavamo entrambi… e siamo rimasti nudi, vulnerabili: semplicemente noi stessi. Tutto è improvvisamente rinato.
E così ora, dopo ore e ore di intensa comunicazione (a tratti cruda e anche feroce), ora che ci siamo liberati da ogni maschera e orpello e siamo radicalmente noi stessi fino in fondo, tutto fluisce tra noi, scorre naturalmente, si muove spontaneamente in totale stupefacente sinergia. Yin-Yang perfetto. Nirvana assoluto. Erotica energia vitale che misticamente ci unisce.
Tu-io, Master-slave, Dom-sub, Padrone-schiavo… ora non sono più due polarità antitetiche e complementari. Ora siamo Unicum: costante flusso erotico in perenne circolazione vitale. E tutto è tantra, wuwei, coincidentia oppositorum.
E così, per sancire questa rinascita, questo nuovo inizio, abbiamo deciso di modificare il mio nome: ora sono Toby.
Il Padrone ha scelto questo nome (che da subito è piaciuto molto anche a me) innanzitutto perché ricorda la serie tv "Radici" e il protagonista Kunta Kinte, cui, una volta ridotto in schiaivtù, viene dato - appunto - il nome di "toby". In secondo luogo, perchè è un nome più da cane che da essere umano. Inoltre, per me che sono pastore protestante, ricorda un personaggio biblico; e l'etimologia dell'ebraico "tobia" è molto intrigante e pertinente alla nostra relazione: “il Signore è buono” oppure “gradito al Signore”. Un nome che contiene in sé sia la radicale disparità di potere fondamentale nella nostra relazione, sia la fede assoluta nel Padrone (in quanto Unico Signore) e il Suo apprezzamento per la mia schiavitù e totale sottomissione a Lui.
E – come avveniva un tempo, quando una persona intraprendeva il cammino monastico/religioso – il cambio del nome indica un nuovo inizio, una vita nuova.
Ora stiamo, anche, valutando la possibilità di effettuare il cambio anagrafico sui miei documenti; ovviamente, senza che questo comprometta alcunché nel mio lavoro e anche nel rispetto dei tempi di alcune persone (specie familiari) che ne potrebbero risultare sconvolte/disorientate. E, in questa direzione, stiamo ipotizzando la declinazione germanica del nome: Tobias, forse più accettabile e che, comunque, permetterà di chiamarmi poi col vezzeggiativo “Toby”.
La nostra intenzione è quella di sancire in mariera ufficiale e onorare questo nuovo inizio, con un cambiamento formale del nome: segno di una identità nuova e di una vita radicalmente mutata.
Anche il Padrone, che mi possiede, sta valutando la possibilità di modificare il suo nome di battesimo, insieme a me.
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