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Misticismo BDSM

Aggiornamento: 15 mar 2023







Con questo blog oso addentarmi in un tema ancora molto tabù nella nostra cultura italiana. Se infatti già il parlare di spiritualità, da una parte, potrebbe creare in alcuni lettori un certo fastidio (in quanto viene immediatamente associata a una particolare religione) e l’accennare al sadomasochismo, dall’altra, suscitare pruriginosi sospetti (in quanto solletica scenari di perverse situazioni intriganti, ma proibite), il mettere insieme le due cose (addirittura nella forma di un misticismo BDSM) immagino destabilizzi i più.


Vi inviterei a stare con questo eventuale disagio e proseguire nella lettura.


Premessa.

L’intento di questo breve articolo è semplicemente quello di condividere alcuni tratti della mia personale esperienza BDSM e ricerca spirituale. Non ho, quindi, nessuna pretesa di esaustività con queste poche righe e tantomeno di verità. Ciò che sto per scrivere è confutabilissimo e passibile di critica.


Incipit.

Fin da quando ero alle elementari (non so dire se anche più indietro nel tempo) sentivo un’attrazione irresistibile verso i piedi maschili ed ero affascinato da scene di schiavitù. Ricordo ancora nitidamente la miniserie televisiva Radici, specialmente i momenti in cui Kunta Kinte veniva frustato a sangue. Ero eccitatissimo (pur avendo solo 7 anni) e avevo dentro in me un fortissimo desiderio di essere io quel Kunta Kinte che veniva scarnificato a suon di nerbate. Lo stesso fascino suscitavano in me tutti quei film che rievocavano (o in cui appariva) la condizione degli schiavi nell’antico Egitto oppure durante il periodo dell’Impero romano.


Questio.

Se, durante l’infanzia, queste fantasie e fascinazioni non suscitavano in me nessuna domanda, arrivato il periodo pre-adolescenziale e adolescenziale presero piede interrogativi i più disparati: perché provo queste attrazioni? Da dove provengono? È normale o c’è qualcosa che non va in me? Chi sono io nel profondo? Quale è la mia più intima natura e vocazione? Dove devo andare? Ecc.


Vagatio.

Da qui è nato il mio personale peregrinare come naufrago in mare aperto e a tratti burrascoso. Se, infatti, da una parte, queste domande avevano portata esistenziale e mi richiedevano una guida sicura o almeno il confronto con un navigante esperto di queste acque, dall’altra, qualsiasi persona cui mi confidassi risultava ignorante (in senso letterale) di tali sentieri; o, peggio ancora, colma di pregiudizi e saccenti stereotipi che gettavano nel mio stagno agitando ancor più acque già torbide.


Eureka!

Dopo lungo cercare e indagare e studiare mappe per orientarmi, un giorno, molto avanti nel tempo (ero già ventenne alla soglia dei trenta) scopersi un testo che da subito catturò la mia attenzione: Compagni d’amore dello psichiatra e psicoterapeuta Vittorio Lingiardi. Immerso negli abissi cui questa lettura mi conduceva, restai folgorato dalla visione del seguente fondale: “Il masochismo annuncia il legame tra sesso e spirito (…) Dall’incontro di queste due forze può originare una disposizione assai diversa dalla religione collettiva dogmatica dominante, a una formazione religiosa di tipo più individuale. Dato che l’istituzione religiosa tende a offrite alla sessualità un posto piuttosto scomodo, il masochismo potrebbe essere considerato come un tentativo psichico di fare del sesso un sacramento che possa “soddisfare” il corpo mantenendolo in un regime di spiritualità” (Vittorio Lingiardi, Compagni d’amore. Da Ganimede a Batman. Identità e mito nelle omosessualità maschili, 1997, Milano, Raffaello Cortina Editore, p. 111). Appena lessi queste parole esclamai dentro di me: Esatto! È proprio così! Questo è quello che provo e vivo e cerco da sempre! Finalmente qualcuno mi ha capito!


Ouverture.

Da quel momento e da lì, da quella lettura liberante, si sono aperte in me sentieri e abissi finora insondati e insondabili (in quanto temuti e negati) e che ora finalmente avevano il diritto di essere. O meglio mi sono finalmente dato il permesso di scendere liberamente in questi fondali interiori per scandagliare ogni dove e familiarizzare con queste oscurità che, da paurose e ostili, via via si facevano sempre più luminose e rassicuranti… sino a farmi sentire proprio lì davvero “a casa”.


Excursus.

Mi sono dato, quindi, per anni alla ricerca di esperienza BDSM spesso saltuarie. Purtroppo, nell’universo gay italiano il sadomaso era ancora un ambito di nicchia e tabù. O - peggio ancora - vissuto come pratica preliminare alla penetrazione/relazione di coppia. Per cui il mio cercare ha subìto nel tempo diversi divertissement: incontri certo eccitanti ed intriganti, ma che insieme mi distraevano dal mio vero intimo percorso, pervertendo l’iniziale incontro BDSM in una “banale” relazione di coppia; dico “banale” in quanto per nulla corrispondente alla mia più profonda identità e spiritualità, ma piegata a ciò che è socialmente “più normale”, accettabile e normato.


Sola Gratia.

Finchè in mezzo al caos di questi incontri, un giorno ebbi il Dono (uso la maiuscola perché fu veramente un inatteso regalo della Vita) di incontrare un vero Master: un Uomo bisessuale Alfa Dominante e Sadico, di Cui restai immediatamente affascinato. Non tanto per l’aspetto fisico (dato che non potei neppure vederlo in Volto) ma per l’energia che sentii fluire in me alla prima cinghiata che mi diede. Fu un vero e proprio incontro con un Monstrum nel significato originario e latino del termine: qualcosa di spaventoso e affascinante insieme, di portentoso e stra-ordinario. Vissi concretamente ciò che nel linguaggio cristiano protestante viene detto con la locuzione “Sola Gratia”: fui salvato dalle conseguenze nefaste di quel frustrante vagare per puro intervento della vita che mi ha concesso di incontrare un Vero Master Sadico, come bramavo da anni.


Vocatio.

Fu per me una immediata chiamata alla mia vera profonda identità. Uscii sconvolto ed entusiasta insieme da quel primo incontro: sconvolto perché strappato all’improvviso dal mio annoso errare su sentieri comuni ma non miei per essere riportato alla mia vera natura; entusiasta in quanto mi sentii davvero (secondo l’etimologia greca) posseduto dal divino e chiamato a una scelta radicale.

Come scrive Lee Harrington nell’articolo Of Slavery And Service: “Giungiamo ad un momento, nella nostra schiavitù, in cui ci sentiamo messi a nudo nello spirito. A quel punto abbiamo davanti a noi due possibilità: fuggire e tornare ai nostri confort, alle nostre sicurezze a seguire un cammino che tutti possono comprendere e di cui puoi parlare tranquillamente coni tuoi colleghi di lavoro e con i tuoi famigliari; oppure abbandonarsi con il corpo, con la mente, con lo spirito (…) La chiamata alla schiavitù e al servizio richiede fede. Richiede forza. Richiede amore.” (in: edited by Raven Kaldera, Sacred Power, Holy Surrender: Living A Spiritual Power Dynamic, 1996, Hubbardston MA, Alfred Press, 108). Chiamato nel profondo a seguire la strada della schiavitù, dopo vari tentennamenti, decisi di abbandonarmi completamente a questa vocazione e nelle Mani del Padrone.


Religio.

E iniziai a praticare questa “religione”; questo legame intimo e sempre più forte col Padrone. Lo psichiatra Vittorio Lingiardi, nel libro sopra citato, scrive: “Il legame tra desiderio masochistico e motivo religioso è confermato dalle espressioni rituali di pratiche iniziatiche, ascetiche e mistiche come la circoncisione, la subincisione, la flagellazione, il digiuno, l’astinenza il sacrificio”. E, ricordandoci che “sacrificare” significa “rendere sacro” e che “religione” si rifà alla radice del verbo “legare” aggiunge: “il masochismo amoroso esprime l’ombra del bisogno archetipico di venerare e di abbandonarsi a una divinità. Lo sguardo analitico rivela, nel masochista, la ricerca del trascendente”. È esattamente ciò che io vivo e sento nella relazione col Padrone. Non che io ritenga un uomo Dio. Ma vivo la mia più intima spiritualità ai piedi del Padrone che venero e servo.

Come è scritto in un altro contributo del libro sopra citato Sacred Power, Holy Surrender: “Sono arrivato a comprendere che la devozione è uno stato o un’esperienza personale interiore, che non dipende dal Dio a cui sei devoto, dal momento che Dio è dappertutto. E così quando mi dedico con devozione al mio Master, ecco che immediatamente sperimento la beatitudine e pace che si prova quando si è devoti verso Dio.” (in: edited by Raven Kaldera, Sacred Power, Holy Surrender: Living A Spiritual Power Dynamic, 1996, Hubbardston MA, Alfred Press, 124).

Come Lingiardi afferma - “il comportamento masochista letteralizza le manifestazioni che Jung definisce istinto religioso: inginocchiarsi, pregare, baciare i piedi, ecc.” Per me, infatti, ora, il sadomaso non è più semplicemente una pratica sessuale (che alcuni chiamerebbero perversione o parafilia) ma è la mia spiritualità, il modo in cui io mi trascendo e in cui vivo e pratico la religione, il legame profondo col divino.


Askesis.

Ho, quindi, iniziato un lungo percorso ascetico di purificazione da tutto ciò che finora mi aveva distratto da questa mia più personale e intima strada spirituale. Uso apposta il termine “ascesi” perché, se fin ad allora avevo rifiutato il mio passato di rinunce e sacrifici fatti sulla scia dei grandi asceti cristiani, ma di cui avevo visto (e sperimentato in prima persona) i rischi e le perversioni, poi mi sono ritrovato a ridare senso a quelle pratiche, ri-vivendole non più come negazione di sé, ma, al contrario, come strumento (anche duro, radicale e doloroso) di esfoliazione del superfluo o esteriore di me, per arrivare alla vera essenza di sé ed essere (solo così) pienamente se stessi.


Extasis.

Poco più di un anno fa ho letto un libro che mi ha aperto un mondo e mi ha ulteriormente aiutato a comprendere i miei vissuti. Si tratta di un’opera un po’ datata ma molto affascinante, scritta da un neuroscienziato e da uno psichiatra insieme (Andrew Newberg – Eugene d’Aquili, Dio nel cervello, Milano, 2002, Arnoldo Mondadori Editore). Al capitolo VI gli autori scrivono: “Molte funzioni superiori della mente umana si sono sviluppate sulla base di processi neurologici più semplici evolutisi per venire incontro a necessità concrete di sopravvivenza. Reputiamo che i meccanismi neurali della trascendenza derivino dagli stessi circuiti nervosi che ci consentono di accoppiarci e avere rapporti sessuali. Il linguaggio del misticismo fa pensare a un collegamento del genere; i mistici di tutti i tempi e civiltà hanno usato gli stessi significativi termini per descrivere la loro esperienza: beatitudine, rapimento, estasi” (ibid. 127). E, infatti, quando mi protendo verso il Padrone, esco dal mio ego e mi dedico a Lui con tutto il corpo, la mente e lo spirito e Lo servo completamente per darGli piacere e godimento, vado letteralmente in estasi e visibilio. Provo una profondissima pace e beatitudine.


Nirvana.

Sempre gli autori del libro appena citato scrivono: “Come tutte le esperienze, le percezioni e gli stati d’animo, anche gli stati estatici sono resi possibili dalle funzioni neurologiche. In particolare, riteniamo che il senso de sé si attenui per lasciare posto a una realtà più ampi quando si ha deafferentazione dell’area dell’orientamento, ossia quando vi è un’interruzione degli input neurali”. E più avanti spiegano meglio con un esempio: “la meditazione praticata in varie forme da numerosi ordini buddhisti parte dal preciso intento di eliminare dalla mente tutti i pensieri, le emozioni e le percezioni. Questa intenzione conscia assume la forma del bisogno di difendere la mente dall’intrusione di dati sensoriali e cognitivi (…) La ferma volontà del soggetto di liberare la mente da tutti i pensieri induce un progressivo accumulo di energia nervosa che fa sì che il flusso di input sensoriali verso l’area dell’orientamento venga gradualmente inibita (…) E quando è completamente privata degli input sensoriali si genera una sensazione soggettiva di assoluta mancanza di limiti (…) La mente allora perde completamente il senso del sé.” E concludono scrivendo: “Tutte le tradizioni mistiche d’Oriente hanno descritto in un modo o nell’altro quella profonda, ineffabile unità con l’universo: la coscienza del vuoto, il nirvana, l’atman brahminico, il tao”.

E in effetti quando sto per lungo tempo a massaggiare con mani e lingua Piedi del Padrone oppure sono intento a dare piacere al Suo Sacro Lingam, volontariamente libero la mente da ogni pensiero e sensazione per focalizzarmi unicamente sul Suo Piacere e/o Rilassamento; e questo pian piano mi fa sprofondare in una vera e propria esperienza mistica di perdita del senso del sé e dei confini del mio corpo. Mi sento di fatto tutt’uno col Padrone, perso in Lui, Uno con Lui, fusi in un’unica esperienza di piacere e godimento estatici.


Misticismo BDSM.

Ed eccomi giunto a quello che io chiamo misticismo BDSM.

Sempre nell’ultimo libro che ho citato, gli autori citano le ricerche della saggista Evelyn Underhill sul misticismo e dicono: “L’esperienza mistica è un’esperienza elevata di autentica unione spirituale con qualcosa di più vasto” (ibid. 105). E più avanti aggiungono: “Tutte le tradizioni mistiche considerano l’unione con l’Assoluto il massimo obiettivo spirituale (…) Dio è riscoperto come misteriosamente identico alla profondità del sé. La distruzione sistematica dell’Io conduce alla sensazione di essere assorbiti in una realtà più grande e ineffabile” (ibid. 107-10).

È esattamente quello che io stesso provo ai Piedi del Master. In fondo e in senso profondo e radicale, l’esperienza che io faccio mentre sono al servizio del Master, è a tutti gli effetti una esperienza di unio mystica col Divino, con l’Assoluto, col Tutto.


E concludo con alcuni interrogativi retorici.

È, dunque, possibile che il sadomaso sia non solo una pratica sessuale ma anche una spiritualità?

Possono essere le pratiche BDSM esercizi ascetici per annullare l’ego e condurre verso un’esperienza mistica della realtà?

Può il sadomaso essere una religione?

Essendo domande retoriche ovviamente per me la risposta è affermativa. Pero - appunto - ho aggiunto “per me”. La schiavitù, infatti, è una chiamata. Non è un cammino per tutti. E non è nemmeno una strada comprensibile per tutti. Come dicevo all’inizio, quindi, non pretendo che siate d’accordo con quanto ho scritto. Spero solo di avervi dato qualche spunto di riflessione e uno sguardo diverso su questo tipo di relazione ancora troppo tabu nella nostra società italiana.

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